L’acqua… che forza!

Prima della rivoluzione industriale una sola vera e propria macchina fu impiegata nei processi produttivi: il mulino.

La ruota idraulica divenne ben presto l’elemento tecnologico su cui si fondò il grande sviluppo della metallurgia locale. Principalmente svolgeva due funzioni: muoveva i magli che, battendo su pezze di lana, producevano il feltro usato per confezionare le vesti; oppure azionava il mantice nella bottega del fabbro (majo) e faceva muovere i pesanti martelli che lavoravano il ferro.

Ovunque ci fossero corsi d’acqua adeguati, lungo le rive dei fiumi nei punti in cui esiste un certo dislivello d’acqua, comparvero mulini di tutte le dimensioni.

Lungo il fiume Soligo, verso la frazione Solighetto, si trova il maglio di Pradella, antico stabilimento ancora funzionante, dove avviene la lavorazione del ferro. Appartenente alla famiglia Fiorin ha costituito per lungo tempo uno dei principali poli di macinazione di origine tardo medievale, avendo come bacino di riferimento il Pievigino.

Grazie alla forza dell’acqua e l’ingegnosità e maestria degli abitanti, la farina tramutò in frumento e granoturco, il ferro fu battuto per produrre utensili agricoli, senza escludere spade e altre armi del tempo.